MARIA L’ORANTE PERFETTA, FIGURA DELLA CHIESA

By 4 Febbraio 2022 notizie

La preghiera di Maria è strettamente connessa con l’ascolto profondo che la caratterizza.
Se tutto nasce dall’ascolto, è vero an- che che l’ascolto stesso apre al dia- logo con Dio, e la preghiera altro non è se non dialogo vitale, comunione, conversazione intima con il Signore. La relazione con Dio si nutre di colloqui profondi, di silenzi, di domande e di risposte, si dà concretamente attraverso la comunicazione. Quando comunichiamo, in qualche modo noi stiamo facendo dono di noi stessi,

esprimendoci; così come il Signore, che essendo santo, quando comunica con noi, si comunica totalmente, cioè ci dona il suo Spirito datore di vita.
«La preghiera, come tutte le grandi esperienze, ha bisogno di una “iniziazione”. Bisogna per questo andare alla scuola di qualcuno che si sia immerso egli per primo nel mistero del- la preghiera e che sia quindi in grado di prendere gli altri per mano e introdurli in essa» (M. Augé). Perciò, dopo Gesù, seguiamo l’esempio di Maria, definita «l’Orante perfetta, figura del- la Chiesa» (CCC, n. 2679). Maria è il modello di chi vuole vivere l’esperienza della preghiera, lei che ha pregato con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta le for- ze (cf. Mc 12,30), di- rebbe Gesù. Maria, sentendosi legata al Signore in modo assoluto, si volge sempre e prima a Lui, cerca il suo volere, attende i suoi segni, si confronta con il suo pensiero. Qualunque cosa viva, la vive con Lui, è sempre a Lui che

guarda quando ha bisogno di capire, di discernere, quando sente l’impulso di cantare, di ringraziare e di gioire, quando è nel dolore e nella prova. In poche parole: sempre.
Pensando a Maria, Vergine in preghiera, Paolo VI si sofferma su tre momenti della sua esistenza: Cana, Visitazione, Pentecoste (cf. Marialis Cultus, 22). Perché Cana? Che tipo di preghiera vive Maria in quell’occasione? Il dato oggettivo che attira la sua attenzione è il venir meno della gioia, la mancanza di qualcosa di vitale che dà senso all’esistenza. Il vino è un simbolo biblico che rimanda alla gioia portata da Gesù, alla vita piena dello Spirito. Ossia quel teso- ro prezioso che cambia la vita e che non possiamo “produrre”, ma solo ricevere in dono. Di fronte al vento gelido della mancanza di Dio, Maria interviene. Non sta a guardare, non resta passiva, non si disconnette dal- la realtà rifugiandosi nel suo mondo privato. Sente nell’anima questa carenza, se ne fa carico, si domanda come poter offrire un aiuto, e infine decide di intervenire in una modalità che è molto illuminante per noi: con fede pura “porta” , presenta a Gesù la situazione. La affida a Lui, lasciando che sia suo Figlio a decidere in quale modo sia più opportuno intervenire. Inoltre – cosa non meno importante! – Maria non si sostituisce ai ser- vitori, ma li coinvolge nel dinamismo della preghiera. Questa è una forma di preghiera di intercessione: è il far- si tramite presso Dio delle necessità degli altri. Non è un volgersi superfi- ciale ma profondo, che nasce dalla compassione che Maria sente per ciascuna persona, fragile, condiziona- ta, con tanti limiti e problematiche. Lo sguardo di Maria verso Gesù a Cana esprime una preghiera tutta intessuta di amore materno. «Alle nozze in Cana di Galilea, mossa a compassione, indusse con la sua intercessione Gesù Messia a dare inizio ai miracoli» (Lumen Gentium, 58). Maria ci inse- gna perciò a credere nella forza della preghiera di intercessione, anche e soprattutto nei tempi duri della prova:
«La sua perseverante intercessione incoraggia, inoltre, coloro che vengo- no talora a trovarsi davanti all’espe- rienza del “silenzio di Dio”. Essi sono invitati a sperare oltre ogni speranza, confidando sempre nella bontà del Signore» (Giovanni Paolo II, Udienza, 5 marzo 1997). Maria intercede per noi e ci guida a fare altrettanto per gli altri.
La preghiera ha diversi volti e, se al- cune volte è richiesta, intercessio- ne, domanda, altre volte si presenta come canto, lode, ringraziamento, perché è l’espressione di chi ricono- sce con gioia la presenza di Dio, la sua misericordia e il suo agire nella storia. Anche in questa forma di pre- ghiera Maria ci apre la strada, mostrandocene un esempio lampante nel Magnificat. Che è come lo spec- chio della sua anima, è la preghiera dei poveri, dei piccoli: «La prima cosa che Maria ci insegna è qualcosa di semplice come lasciarci guardare

da Dio, sentirci accolti e avvolti dalla sua tenerezza, dal suo perdono, dal suo amore incondizionato» (Lettera pastorale CEN, 2011). Nei primi ver- setti, il Magnificat è un canto di esul- tanza, come la preghiera semplice che sgorga dal cuore di Gesù quando loda il Padre per avere rivelato il suo amore ai piccoli. È la preghiera dei fi- gli, che si sentono amati oltre misura e non possono trattenere questa gio- ia. Dopo aver dato voce alle corde più intime del cuore, Maria si volge alla storia, interpreta le vicende del suo popolo e quindi dell’umanità intera con un’ottica di fede. «Chi ha fede sa che quello che Dio fa in una persona lo fa in tutti» (Fabio Rosini). Ricono- sce cioè come Dio si è fatto presente pur in mezzo a lotte, violenze, ingiu- stizie, crisi e prove di ogni genere, e come sempre si è mostrato Padre di misericordia. Pronto a correre nuova-ente in aiuto dei suoi figli, ogni vol- ta che andavano a perdersi in strade senza uscita. Un Dio che ha il volto della misericordia ma anche della giustizia, e che perciò chiede conver- sione dei cuori e dei comportamenti, e stimola a collaborare al suo regno di pace e di giustizia. Quando Maria proclama che il Signore ricolma di beni gli affamati, rimanda i ricchi a mani vuote, canta con vera gioia la logica ribaltata di Dio. Gesù è venuto per “arricchirci” col dono del suo Spirito, riversato nei nostri cuori (cf. Rom 5,5) e soddisfare così la nostra fame di amore, di senso e di eterni- tà. In questo modo, e cioè amandoci profondamente, il Signore ricolma di beni noi affamati. Chi ritiene di esse- re ricco, ossia non bisognoso del suo perdono e del suo amore, resta chiu-
so in se stesso, in compagnia del suo vuoto interiore. Nel Magnificat, allargando il suo sguardo di fede a tutta l’umanità, Maria si fa nostra sorella, insegnandoci a fare un importante esercizio di fede nella preghiera: leggere la nostra storia con gli occhi del Padre e chiedergli la grazia di stare dalla sua parte, a fianco dei fratelli.
La scelta di Maria di camminare con i suoi figli e di condividerne la vita è eloquente nel Cenacolo, dopo la Ri- surrezione di Gesù.
Maria, nota Giovanni Paolo II, «fu presente all’inizio del “tempo della Chiesa”, quando in attesa dello Spirito Santo era assidua nella preghiera in mezzo agli apostoli e ai discepoli del suo Figlio» (RM 49). Due dettagli attirano la nostra attenzione: la comunione profonda tra Maria e i discepoli
e la tenacia nella preghiera. Alcune icone rappresenta- no questa scena con Maria al centro, circondata dagli undici, come a dire il suo ruolo ormai pubblico di Madre della Chiesa, che incoraggia la comunità a perseverare mentre

attende che la promessa di Gesù si realizzi. È Maria che con la sua fede sostiene la Chiesa nascente, è lei che mantiene viva e fresca la memo- ria della vita di Gesù, trasmettendo la certezza che suo Figlio porterà a compimento l’opera iniziata. In lei si concretizza questa beatitudine di cui parla Gesù: «Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono e producono frutto con perseveranza» (cf. Lc 8,15).
San Massimiliano proprio dall’esem- pio di Maria ha imparato a pregare senza mai stancarsi, credendo che
«la preghiera fedele, perseverante, è la forza di Dio nei nostri cuori» (SK 1302). Kolbe considera essenziale custodire “lo spirito di preghiera”, per cui valorizza le brevi giaculatorie che durante la giornata ci aiutano a vol- gere il cuore al Signore. «In qualsiasi difficoltà: “Maria”» (SK 964); «Abbi spesso il nome di Gesù nel pensiero, nel cuore e sulle labbra» (SK 987f). Per lui la preghiera è come il respiro dell’anima, che dà «felicità», «energia» (SK 1208), «pace» (SK 903).
«Fa passare vittoriosi attraverso tut- te le tempeste» (cf. Conferenze). La preghiera, dirà in sintesi, «fa rinasce- re il mondo» (SK 903).
«Ciò che maggiormente emerge dal

discorso fatto sulla preghiera di Ma- ria è che essa è profondamente ra- dicata nell’ascolto-accoglienza della Parola. L’intera storia della salvezza, nelle sue diverse tappe e nelle sue molteplici manifestazioni, è dialogante. Non è un monologo disceso dal cielo; è invece una storia che richiede continuamente il protagonismo dell’uomo, chiamato da Dio a dare una risposta e a stabilire una allean- za» (M. Augé).
Affidandoci sempre più a Maria, an- che per noi questo sarà vero e la no- stra esistenza, qualunque sia la situa- zione che deve affrontare, troverà nel dialogo fiducioso con Dio la salvezza sperata.