Lettera del Rettore

By 11 Agosto 2020 notizie

Cari Abbonati e Amici tutti di Canoscio, siamo vicini alla Festa del nostro Santuario che il 15 Agosto onora MARIA VERGINE ASSUNTA ALLA GLORIA DEL CIELO. Il 15 agosto è stato sempre, per Canoscio, momento di incontro e di festa, occasione per celebrare i Sacramenti, onorare la Madonna, fermarsi a ripensare alla propria vita. Come sarà il 15 agosto quest’anno 2020 che ci vede nel mezzo della Pandemia? Sicuramente molto diverso dal punto di vista esteriore, se non cambiano le disposizioni governative. Ma credo che non dobbiamo perdere l’occasione per una riflessione seria sul momento che stiamo vivendo, una riflessione che ci faccia prendere vie nuove, scelte impegnative di cambiamento. Una riflessione che diventa anche preghiera al Dio della vita e a Maria, madre degli uomini, perché ci liberino da questo virus, aprano i nostri cuori alla speranza, i nostri orecchi all’ascolto degli altri, le nostre mani per un impegno fattivo e condiviso per costruire un mondo più vero, più fraterno, più a dimensione umana. Nei mesi passati da più parti si è levata la domanda perché Dio permette queste cose? Dov’è l’amore di dio per gli uomini? E si è levata anche una accusa verso Dio: con questa pandemia Dio punisce l’umanità per le sue colpe! L’accusa è ingiustificata perché Dio non punisce, tutta la Bibbia ci presenta un volto e un agire di Dio diverso da quello del vendicativo. La domanda è legittima e chiede una risposta senza però la pretesa di capire subito e di spiegare tutto. Siamo ancora dentro questa realtà e abbiamo bisogno di pensare, di confrontarci, di chiedere luce dall’Alto. Mai avremmo pensato di trovarci in questa situazione di smarrimento globale, di dolore, di morte, di fragilità. Tutti avevamo già i nostri programmi per la Quaresima e la Pasqua, le vacanze, la scuola, l’estate………. All’improvviso tutto è saltato, la nostra vita è stata sconvolta, i nostri programmi annullati, l’incertezza, la paura, la chiusura hanno fatto da padroni. Una situazione sicuramente negativa che ci richiede tanta attenzione e riflessione, tanta capacità di leggere i fatti, gli atteggiamenti, gli orientamenti, le scelte perché niente avviene “a caso”, tutto ha un’origine, uno svolgimento, una direzione; importante è cercare di capire per prendere la direzione giusta che miri al bene delle persone, in modo da tirar fuori qualcosa di buono e valido anche da situazioni negative.

COSA ABBIAMO SPERIMENTATO IN QUESTO PERIODO? ABBIAMO SPERIMENTATO LA MORTE Migliaia di persone tolte alla vita in pochissimo tempo; una generazione di persone, soprattutto anziani, scomparsa quasi all’improvviso; un’esperienza particolarmente DURA della morte avvenuta in solitudine senza il conforto Lettera del Rettore della vicinanza dei propri cari, senza il sostegno dei sacramenti, senza il saluto riconoscente di una comunità dove si è vissuti, come si è soliti fare. Se è vero che “si muore da soli”, è anche vero che essere accompagnati a questo momento decisivo della vita dà forza, conforto, consolazione. La pandemia ha rimesso con prepotenza la realtà della morte davanti a noi. La nostra società e la nostra cultura oggi cercano di nascondere la morte come un pensiero che dà tristezza, come una realtà alla quale è meglio non pensare. Si è spinti a concentrarci esclusivamente sul presente col rischio di perdere l’orizzonte vero della vita umana nella visione cristiana che è quello dell’eternità. Una visione dell’uomo, quella cristiana, che unisce intimamente presente e futuro che si illuminano a vicenda: il presente prepara e anticipa il futuro e il futuro dà le indicazioni giuste per vivere bene e intensamente il presente.

SPERANZA E IMPEGNO sono le coordinate dell’attività umana che spinge a migliorare il presente rendendolo sempre più umano. Questa esperienza fatta ci porterà a riscoprire e vivere l’orizzonte vero della vita umana? Ci spingerà a maggiore attenzione e vicinanza a chi si avvicina al termine della vita terrena? Ci stimolerà a valorizzare meglio l’esperienza degli anziani che rappresentano le nostre radici e che sono sempre una risorsa e non un peso? Farà terminare le tante esperienze negative di case per anziani, ogni tanto vengono allo scoperto, dove le persone non sono rispettate nella loro dignità e vengono maltrattate?

ABBIAMO SPERIMENTATO LA FRAGILITÀ In questi ultimi decenni è cresciuta sempre più la convinzione che l’uomo può affrontare tutto, ha in mano un potere capace di dare sicurezza, senso di invincibilità. Basandosi sulla scienza, sui suoi risultati, sulle sue possibilità, si è fatto sempre più strada come un delirio di onnipotenza, una fiducia illimitata nella scienza. Gli uomini, in modo spavaldo, si sono sentiti “padroni del mondo”. La pandemia ci ha ricordato che siamo “abitanti, inquilini”, di questa casa comune che è il mondo e questa casa, se non la curiamo se non la custodiamo può crollarci addosso. E le brutte sorprese non fanno distinzione tra paesi ricchi e paesi poveri, non si è sicuri da nessuna parte, siamo tutti sulla stessa barca. Anche le zone ricche e industrializzate della terra devono fare i conti con il limite. Questa esperienza di fragilità convincerà l’umanità che il mondo ci è stato affidato perché lo custodissimo e lo rendessimo più bello e più abitabile per tutti? Guiderà gli uomini, nelle loro ricerche scientifiche, a salvaguardare e non a depredare la terra? Porterà a usare i frutti della terra in modo che ogni persona abbia il necessario per vivere? Torneremo a rispettare terra, ecosistemi, colture, culture perché la diversità diventi risorsa e ricchezza per tutti?

ABBIAMO SPERIMENTATO LA PAURA Ci siamo trovati a doverci difendere da un pericolo inafferrabile, poteva essere dappertutto, poteva arrivare a noi da chiunque e la risposta è stata quella della CHIUSURA. Paura per noi stessi, per i nostri cari. Ci siamo ritrovati impauriti come i discepoli di Gesù in quella notte di tempesta in mezzo al lago. Siamo stati presi alla sprovvista da questa tempesta improvvisa e furiosa: E quando avevamo più bisogno di appoggiarci sugli altri per trovare sostegno e conforto, ci siamo ritrovati chiusi in casa “IO RESTO A CASA” da soli e molto spesso con la famiglia divisa, chi da una parte, chi dall’altro. Questa chiusura da molti è stata vissuta con un profondo senso di responsabilità sociale e come occasione per rinsaldare i vincoli familiari, per altri è stata motivo di smarrimento, di isolamento, con tante ricadute negative. Lo stare in casa non sempre ha migliorato le relazioni familiari, ma ha acuito tensioni e difficoltà. La chiusura che ci è stata imposta e che ognuno di noi ha vissuto come ha Lettera del Rettore vissuto, può produrre isolamento, diffidenza verso l’altro, distanziamento umano, ma può farci anche riscoprire l’importanza fondamentale dell’altro nella nostra vita. Nella pandemia abbiamo avuto anche esempi luminosi di generosità, di servizio, da parte di medici, infermieri, personale sanitario, sacerdoti, forze dell’ordine…….che pur nella paura si sono messi al servizio della comunità, pagando in tanti un caro prezzo. Questa pandemia che ha messo a dura prova le relazioni umane, potrà aiutarci a costruire relazioni basate sulla fiducia, sull’attenzione, sull’accoglienza? Relazioni che portano alla condivisione, alla solidarietà, alla responsabilità reciproca, al servizio? Ci farà capire che non si può camminare da soli? Le tendenze all’individualismo, al particolarismo che aumentano sempre più potranno cambiare direzione?

ABBIAMO SPERIMENTATO LA MANCANZA DI CELEBRAZIONI RELIGIOSE Ci sono mancate le celebrazioni dei sacramenti e la celebrazione domenicale dell’Eucarestia. Credo che sia stata una sofferenza per tante persone. Abituati alla Messa quotidiana, alle celebrazioni festive, a ricevere frequentemente i sacramenti, a celebrare con gioia e con impegno la Quaresima e la Pasqua: tutto questo ci è stato tolto! E’ vero che la fantasia si è sbizzarrita per inventare modi, occasioni per farci sentire comunità, per creare momenti di pre- ghiera…….ma tutti abbiamo sentito la mancanza di comunità, dell’essere insieme attorno all’altare del Signore. Abbiamo seguito le messe e il rosario in televisione, in tanti abbiamo seguito la messa di Papa Francesco da S. Marta la mattina alle 7, ma abbiamo avvertito che non è la stessa cosa guardare alla televisione o celebrare insieme, magari anche in pochi, anche in maniera semplice e povera. Abbiamo avvertito che essere Chiesa è ritrovarsi insieme, di persona attorno alla Parola, all’altare, guardarsi negli occhi, condividere il cammino. Questa pandemia ha sollecitato molti a riscoprire la preghiera in famiglia genitori e figli, anziani e giovani. Tante famiglie hanno sperimentato che la famiglia è una “piccola Chiesa” dove si può ascoltare la Parola di Dio, lodare e pregare Dio. Tanti genitori hanno vissuto il loro essere i primi educatori nella fede per i propri figli. Una pratica che deve passare dalla situazione di emergenza a prassi normale della vita quotidiana. Questa esperienza particolare dal punto di vista cristiano ci porterà a vivere meglio la nostra appartenenza ad una comunità che territorialmente si identifica nella parrocchia? Il “digiuno eucaristico” imposto, ci ha aperto gli occhi sul grande tesoro che è sempre a nostra disposizione e che spesso non valorizziamo; ci porterà a valorizzare di più e meglio l’appuntamento domenicale che è indispensabile per la vita cristiana? “Non possiamo vivere senza celebrare il giorno del Signore”. Passata la pandemia continueremo a pregare in famiglia? Tutti noi abbiamo fretta di uscire da questa situazione, e giustamente! Ma le frasi che si ripetono in continuazione “tutto andrà bene”, “tutto tornerà come prima” sono giuste o corrono il rischio di renderci sordi al messaggio di bisogno urgente di cambiamenti che la pandemia ci ha “urlato”? Ci servono i doni della

SAPIENZA E DELL’INTELLETTO che ci guidino a leggere la storia con gli occhi e i criteri di Dio, a saper andare in profondità vincendo leggerezza, superficialità e fretta. A Maria

SEDE DELLA SAPIENZA, che ha vissuto l’avventura della sua vita fidandosi di Dio, scrutando il suo disegno di salvezza dentro le vicende complicate e dolorose della sua vita e della vita del popolo di Dio, chiediamo che ci ottenga quella Sapienza che ci aiuti a camminare con fiducia e speranza dentro questa situazione difficile e dolorosa che attraversa il nostro mondo di oggi.

Ci vediamo a Canoscio il 15 agosto!!

Il Rettore Don Franco Sgoluppi