Pubblichiamo alcune riflessioni di ragazzi animatori delle parrocchie dell’Unità Pastorale

By 18 Ottobre 2016 notizie

“Da questo riconosceranno che voi siete miei discepoli: nell’amore che avrete gli uni per gli altri” Stare con i ragazzi è una grande sfida d’amore. Non ci piace chiamare i nostri percorsi “attività”. Le attività sono cose del fare, del materiale, del concreto. I nostri sono INCONTRI. Incontriamo i ragazzi, passiamo del tempo con loro. Più piccoli e più grandi, cerchiamo di entrare sottovoce nel loro intimo, per spronarli a scavare, ad andare più giù della superficie delle persone, dei fatti. A chiedersi “perché?”, “che sto facendo?”, “perché soffro, perché gioisco?”, fino alla domanda più grande, più bella, più sconvolgente e più costruttiva: “che vuoi da me Gesù?”. Non sappiamo se arrivino a chiederselo, non sappiamo se la loro risposta sarà un sì totale o un “ripassa più tardi”, non sappiamo se sarà un NO. E non lo sappiamo per un unico motivo: non cerchiamo le loro risposte. La nostra è una quotidianità che ci costringe ad essere sempre al passo, sempre pronto, sempre puntuale, sempre deciso, sempre coerente, sempre ferrato e sempre con la risposta pronta. E’ difficile, è impegnativo, è faticoso. E allora ragazzo e amico nostro, a noi non interessa delle tue risposte. Non interessa se sei indeciso, se non sai cosa fare. Ben venga il tuo dubbio e la sana inquietudine che porta a cercare, cercare, cercare. Non ci interessa se non sei alla moda, se non sei nei canoni entro i quali ci siamo imposti di stare. Evviva la bellezza dello stravagante, la sfaccettatura della creatività di Dio! Tu lo sei! Non ci interessa se sei un fifone, se sei timido, se non riesci a prendere parola subito. Aspettarti sarà una lezione di pazienza e il tuo silenzio sarà scuola di semplicità. E’ un mondo bellissimo quello che i ragazzi hanno dentro, un labirinto che non ci permettiamo di esplorare se non mano nella mano con loro. Ci impegniamo in questa grande sfida d’amore che vorremmo li portasse all’attenzione: accorgersi del volto di Gesù, trovarlo negli amici, nello sport, in famiglia. Scrutare la giornata per scoprirne i suoi prodigi e ringraziarlo la sera per le meraviglie che riesce a compiere, nonostante la nostra pochezza. L’amore di Gesù è il primo vero amore che possono conoscere, che può condizionare e condire tutte le loro relazioni con gli aspetti più puri che da un amore ci si aspetterebbe sempre: la fedeltà, la pazienza, la presenza, il dono, la purezza, la semplicità, la naturalezza. E non è vero che i giovani, ai quali si chiede sempre tutto, non valgono più niente. Forse non valgono quanto le aspettative che su di loro si costruiscono. La nostra speranza è che si sentano amati. E che col nostro aiuto, possano costruire il centro gravitazionale della loro vita: Gesù.

L’oratorio è il campo di battaglia dei nostri giorni, dove piccole e meno piccole pesti spalancano le porte alla loro gioia! Ogni giorno della settimana è organizzato per una o più attività che possono essere ricreative e di svago. I volontari mettono a disposizione dei bambini un loro talento, per poter condividere con loro un tempo costruttivo: cucina, sport, magia, cucito, disegno. Le attività possono cambiare più volte durante l’anno, seguendo i programmi e le proposte dei volontari. L’Oratorio, è bambino, è scuola, è preghiera, è tempo dedicato e tempo impegnato, è una spinta educativa, è un impegno educativo. Sono le ruote colorate dove sedersi insieme, i colori senza il tappo, i fogli neri e le matite bianche, il biliardino e il divano arancione. Il campino e i palloni. È scegliere che tutto questo diventi casa, diventi abitudine, diventi spazio dove potersi esprimere. Ci affidiamo a Gesù nell’approcciarci a questo compito: osservando Lui speriamo di sapere accogliere ognuno con tutto l’amore che possiamo donare. Osservando Lui speriamo di essere ben accolti anche quando non siamo all’altezza. Del resto questo è l’oratorio: un luogo, un tempo, dove tutti hanno bisogno di tutti.

Gesù ci chiede aiuto sempre, a noi animatori ce lo chiede soprattutto aiutando i più giovani a farli avvicinare a Lui.Ci chiede di usare i nostri talenti affinché i ragazzi sentano parlare di Lui e se ne innamorino di un amore che non li lascerà mai. Fortunatamente siamo tanti e quindi abbiamo tanti talenti da mettere in gioco così che ci siano tante attività, ci sono momenti in cui giochiamo, ci sono momenti in cui preghiamo e altri in cui riflettiamo su Gesù o su cosa la vita ci mette davanti. Il mix tra gioco e Gesù è perfetto perché ci si diverte ma allo stesso tempo si viene colpiti da Lui, e senza nemmeno volerlo si riporta a casa un grande regalo dentro al nostro cuore. Ma il talento migliore che abbiamo tutti noi è il SERVIZIO, perché tutto quello che facciamo è mettersi al servizio dei più giovani che ci vengono affidati così da metterli a proprio agio e renderli pronti all’incontro con Gesù. Il campeggio si aspetta tutto l’anno, dagli animatori e sopratutto dai ragazzi. I ragazzi aspettano quella settimana perché è piena di gioia e divertimento, piena di momenti per stare con i propri amici e con il loro nuovo amico Gesù, anche perché è Gesù che rende speciale questa esperienza. Il campeggio forse è la prima “scusa” che abbiamo per parlare con gli altri della nostra fede senza vergogna, perché si sa, quando si è ragazzi la vergogna è tanta, ma il campeggio la lava via a tutti. Per gli animatori invece questa attesa è piena, piena di lavoro e di idee che si fondono insieme, piena di riunioni per rendere magica una settimana e sopratutto piena di idee per far arrivare Gesù nel miglior modo possibile e più facilmente possibile. L’attesa diventa stanchezza a ridosso del campeggio, ma poi la stanchezza diventa gioia, energia e amicizia alla fine del campeggio, tutte emozioni che serviranno per il prossimo anno. C’è chi dice che il campeggio sia la fine dell’anno, ma per noi animatori è l’inizio perché grazie a questa esperienza che si può ripartire pieni di energia e pieni di fede da trasmettere. Essere animatori significa ANIMARE…. ervire i ragazzi per aiutarli a crescere, servire la loro anima con delicatezza e amore…metterli sempre al primo posto perché sono più importanti di me…ma soprattutto testimoniare Gesù…è questa la parte più bella ma nello stesso tempo non facile perché lo dobbiamo fare con la nostra vita dobbiamo essere responsabili ,coerenti ma soprattutto umili…non sentirci arrivati perché ogni volta che passiamo del tempo con i nostri ragazzi impariamo cose nuove… Dall’unita’ pastorale